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Contrastare le violenze e le parole d’ odio sui social

L’odio in rete rende fragili, parole pronunciate con violenza contro qualcuno sui social creano un effetto dirompente, un’eco che toglie il respiro e che aziona il tribunale popolare.

Tutti noi cittadini e sopratutto chi ha ruoli apicali ed educativi, dobbiamo concentrarci su una missione forte, poiché chiamati a promuovere azioni che contrastano i fenomeni violenti. 
Appare utile ricordare che il bullo, sulla rete, in piazza, ad ogni età ed in ogni contesto, spesso agisce per mascherare debolezze personali e quindi fa il prepotente per farsi accettare o ammirare dagli altri oppure viene strumentalizzato dal branco.
Occasioni come queste devono servirci a prendere ulteriore coscienza del problema, capire quando ci si trova di fronte a un caso di bullismo e conoscere gli strumenti per contrastarlo. Il bullo ed il bullizzaro non hanno età. È un fenomeno intergenerazionale.
Adoperiamoci affinché episodi di violenza verbale, di persecuzione, di derisione, di violenza fisica siano denunciati prima ma soprattutto siano prevenuti.
Educare a sviluppare comportamenti gentili e di rispetto è fondamentale per una società che spesso subisce atti criminali che rendono insicuro il percorso.
Il MIG è impegnato in questa battaglia di responsabilità gentile e sociale.
Il MIG accarezza le vittime cui esprime la propria profonda solidarietà.
Il MIG prende per mano gli ” aggressori” per aiutarli a rendersi consapevoli.
Nessuno indietro.
È ineludibile, per me, ricordare il sacrificio di mio padre morto suicida il 23 novembre del 2023.
 
Mio padre si è sacrificato per affermare e preservare i valori etici che lo hanno sempre contraddistinto. Immaginiamo la sua sofferenza, il suo pensare che nulla sarebbe stato possibile per riabilitare la sua onorabilità dopo essere ststo colpito dall’ odio social che avanza e distrugge.
Chi ha il diritto di condurti al suicidio? Nessuno.
Chi ha il diritto di dilaniare la tua anima? Nessuno.
Chi può permettersi di renderti protagonista di una derisione collettiva? Nessuno.
 
È il senso della misura che si è perso, del sensazionalismo più becero, di sentirsi superiori e giudicanti, ma è soltanto una condizione illusoria.
 
La tragedia che ha coinvolto mio padre, la Signora Predetti e altri noti e meno noti, focalizza lo smarrimento sociale al quale assistiamo quotidianamente. Una società del rumore che con ferocia, e senza pietà, colpisce le vulnerabilità umane. Una società che si consolida nell’utilizzo distorto dei social, nell’uso di linguaggi aggressivi, e soprattutto nella viralità di mettere alla pubblica gogna l’individuo di turno. Tutto questo, il MIG lo ha sempre contrastato, ed ancor di più, sarà portato avanti.
E dunque le parole pesano.
 
Perché è il linguaggio che fa la differenza, che svolge in ogni ambito della società un compito performante e creativo, che crea la bellezza della gentilezza, che non può mai essere rabbioso e violento.
Oggi lo scenario è deludente, a tratti fa paura, ecco che riprendere un nuovo modo di parlare e di usare le parole è necessario, un approccio pieno di consapevolezza, che non urti mai la sensibilità di alcuno.
 Del resto, la nostra coscienza ci permette di intenzionare i fatti e gli oggetti che ci circondano, di avere stati mentali rispetto ad essi, identificandone il senso.
Le parole di Gino Cecchettin, padre di Giulia, ci indicano una strada che è fatta di grande cambiamento, parole pensate e ben espresse mai con tono di ira. Ha contrapposto alla violenza un linguaggio pacato, eppure quell’uomo ha perso la figlia nel tragico modo che tutti sappiamo.
Una esortazione anche alle donne, giovani e meno giovani, la vita necessita di libertà e per questo è importante avere indipendenza economica, che ci da la responsabilità di lasciare un posto per andare ad essere libere altrove, senza gabbie e costrizioni. 
La strada è lunga, le donne oggi che lavorano sono ancora troppo poche, quelle che hanno un conto corrente intestato ancora meno. E’ una rivoluzione indispensabile ma necessaria e che come MIG faremo con gentilezza.
 
So benissimo che la frenesia della vita oggi ci ha portato a comunicare nel modo più sbrigativo possibile, ma abbiamo un patrimonio da salvaguardare, che ci è stato trasmesso: è la nostra capacità di esprimere attraverso la parola le sfumature più delicate del nostro animo, del nostro pensiero. E’ un patrimonio che va rispettato e non irriso, come in certi casi si fa.
 
Una gentile terapia, dunque, verso se stessi e verso chi ci ascolta, un modo per esercitarci a pensare un po di più, innalzando la qualità del nostro vivere i rapporti, anche se con ritmi appena più rallentati.
 
Il Web è l’universo dove si sono sviluppate nuove professioni, nuovi mondi, creando una favorevolissima e potente economia digitale, ma altresì, sono venuti fuori lavori illusori e spesso non normativamente configurati.
cyberspazio si presta alla commissione di numerose fattispecie criminose, alcune tradizionali, altre del tutto nuove. Tra le svariate condotte illecite realizzabili mediante l’utilizzo di internet, citiamo le condotte di cyberpedofilia, di accesso illegale ai sistemi informatici, di riciclaggio di proventi illeciti (cyberlaundering) ed i comportamenti integranti il cyberstalking.
 
Non riusciamo a darci spiegazioni e soluzioni immediate, ma di una cosa siamo certi: la Gentilezza è una virtù necessaria