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Il MIG non dimentica detenuti e vittime

Il carcere è un posto dove silenzi e solitudini si mischiano alla rabbia e dove l’obiettivo di una crescita personale e interiore si perdono. La funzione rieducativa pone sl centro la persona, cui spetta la consapevolezza del reato ed il superamento delle condizioni che lo hanno generato. Se vi è un reato vi è anche una vittima che all’ esterno va garantita, non dimentichiamolo.

Ma vi è l’estate che porta con sé una riduzione di attività che lasciano questi spazi, i detenuti, le famiglie ancora più vuoti per incattivirsi verso la vita, verso se stessi. 

Oltre quelle sbarre, oltre quel cancello, ci sono persone che vorrebbero vedere il sole come lo vediamo noi, avere una possibilità diversa nella vita, credere che ancora per tutti ci sia un’altra strada. Perché c’è. Ci credo io personalmente, ci crede il MIG che rappresento.

I lunghi inverni portano riflessioni ma possono pure portare scoramenti e immense perdite. 

Ed è per questo che il mio impegno sarà quello di riscoprire insieme ai detenuti la virtù della gentilezza, che costruisce un ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà. E sarà sicuramente migliore.