Il MIG da anni ha deciso di affrontare la questione delle carceri, luoghi affollati e con forti carenze igienico sanitarie. Luoghi dove non si viene rieducati e avviati ad una nuova vita, generalmente chi esce dal carcere torna a delinquere, decretando il fallimento di tutti.
Ad oggi sono 29 i suicidi consumati tra le sbarre, preoccupante pure la situazione all’interno degli istituti di pena minorili.
Semplicemente per capire il carcere ci vogliono nuovi occhi, perchè è diventato disumano, perchè lì dentro c’è una dimensione che è lasciata al degrado.
Il carcere andrebbe raccontato bene, con una dimensione narrativa dalla parte di chi ci lavora, di chi ci abita essendo un condannato o in attesa di sentenza.
Il MIG crede tanto nell’opera di riabilitazione, con un impegno che arrivi da parte di volontari, studenti tutor, musicisti, insegnanti, imprenditori.
Dobbiamo tutti noi costruire un futuro per un reinserimento sociale che contribuisca ad abbassare l’altissimo tasso di recidiva che caratterizza la realtà carceraria.
Non è facile trattare l’argomento e parlarne, la chiave è sempre la gentilezza. Perché se la insegniamo e la utilizziamo creeremo un circolo in cui chi è abituato a delinquere deciderà di cambiare vita.
E’ una strada lunga, in salita, impervia e ricca di ricadute. Ma insieme possiamo dare un senso e un ordine alle cose.