Ci sono mattine in cui Palermo sembra trattenere il fiato.
Strade che portano dentro storie difficili, visi giovani segnati troppo presto e quella sensazione sospesa che la rabbia possa essere l’unico linguaggio rimasto.
E poi ci sono mattine diverse, come quella in cui, allo Zen, la scuola “Giovanni Falcone” ha aperto le sue porte al Movimento Italiano per la Gentilezza per parlare di un’altra lingua possibile: quella della gentilezza.
Non è stato un incontro formale, ma un dialogo vivo, autentico, attraversato da emozioni e sguardi sinceri.
Si è parlato di rispetto, di educazione affettiva, di parole che curano invece di ferire. E, soprattutto, di responsabilità: di come ogni gesto, ogni tono di voce, ogni scelta possa costruire o distruggere.
“Ripartire dalle scuole, dai quartieri difficili, dai luoghi dove la fragilità si traduce in rabbia -ha detto la presidente del MIG, Natalia Re – significa credere nella possibilità di un futuro più giusto e umano. La gentilezza non è un gesto fragile, ma un atto di forza sociale.”
In quelle parole c’era tutto: la consapevolezza che la gentilezza non è buonismo, ma una forma di resistenza.
È opposizione alla violenza, è un modo di stare al mondo, è il desiderio di costruire comunità.
La dirigente scolastica del Liceo Linguistico Ninni Cassarà, Daniela Crimi, amica e Testimone del MIG, ci ha accompagnati con la sua generosità e visione, presentandoci il collega Massimo Valentino, Dirigente dell’Istituto “Giovanni Falcone”.
Insieme hanno accolto con forza e convinzione l’idea di un Patto Educativo per la Non Violenza e la Gentilezza, un percorso condiviso che unisca scuola, famiglie, istituzioni e territorio.
Perché educare alla gentilezza, in fondo, significa educare alla vita.
Durante l’incontro si è parlato anche del Kindness Act, il disegno di legge promosso dal MIG che punta a riconoscere la gentilezza come competenza civica e strumento di coesione sociale. Presentato il giorno dopo in audizione presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere.
Un sogno concreto, fatto di formazione, responsabilità e speranza.
Allo Zen, dove troppo spesso i titoli dei giornali raccontano solo violenza e degrado, martedì 14 ottobre si è scritto un titolo diverso:
un titolo fatto di ascolto, fiducia e semi piantati nella terra più difficile, ma anche più fertile: quella delle coscienze giovani.
E allora sì, forse è proprio da qui che bisogna ripartire:
da una scuola che non si arrende,
da una città che vuole tornare a riconoscersi nei gesti gentili,
da un quartiere che sa ancora sorprendere.
Perché la gentilezza, quando trova casa nel cuore delle persone, può diventare davvero una forma di rivoluzione pacifica.
Grazie, Preside Massimo Valentino, per averci ricordato che anche nei luoghi più feriti, la scuola resta il primo presidio di bellezza e di speranza.