A cura del Movimento Italiano per la Gentilezza – Dichiarazione di Natalia Re
È accaduto davvero. In una chat WhatsApp di una scuola superiore di Bassano del Grappa (Vicenza), uno studente ha lanciato un sondaggio: “Quale vittima di femminicidio meritava di più di morire?”. Tra i nomi, quelli di Giulia Tramontano, Mariella Anastasi, Giulia Cecchettin. Tre donne uccise per mano di uomini che dicevano di amarle. Tre vite spezzate, trasformate in una macabra competizione.
Come Movimento Italiano per la Gentilezza, non possiamo restare in silenzio. Questo gesto non è solo una “bravata di cattivo gusto”, come qualcuno ancora osa definirlo. È un atto grave, che riflette una disumanizzazione profonda. Un segnale allarmante di quanto ancora la cultura del rispetto sia fragile nelle coscienze delle nuove generazioni.
Natalia Re, presidente del MIG, dichiara:
“Non possiamo più permetterci di liquidare tutto con un ‘sono ragazzi’. Non c’è ironia, non c’è provocazione: c’è solo un vuoto educativo ed emotivo. Chi concepisce e partecipa a un sondaggio del genere, sceglie consapevolmente di calpestare il dolore. La gentilezza è rispetto attivo, è presenza, è responsabilità. E oggi, più che mai, serve educare a tutto questo.”
Non conosciamo il nome della scuola, né quello del ragazzo autore del sondaggio. Ma conosciamo bene le conseguenze del silenzio. E sappiamo che minimizzare equivale a giustificare. La violenza inizia anche così: con parole sbagliate, normalizzate. Con gesti di derisione che diventano contagiosi.
Il MIG propone che ogni scuola italiana inserisca un’ora al mese dedicata all’educazione alla gentilezza, come atto concreto e necessario. Uno spazio per riflettere su empatia, rispetto, relazioni sane, memoria delle vittime. Non come “educazione civica aggiuntiva”, ma come fondamento per costruire un’umanità nuova.
Perché la gentilezza non è un abbellimento morale. È una scelta civile. È opposizione alla crudeltà, ogni giorno.
E oggi, più che mai, abbiamo il dovere di scegliere da che parte stare.