Gentilezza anche oltre le sbarre: un grido che chiede ascolto

Nel carcere di Marassi, a Genova, si è vissuto un episodio drammatico. Dopo l’aggressione sessuale subita da un detenuto, duecento reclusi sono saliti sui tetti in segno di protesta. La rivolta, durata circa due ore, ha provocato tensioni e il ferimento di due agenti della Polizia Penitenziaria, a cui va la nostra solidarietà.
 
Come Movimento Italiano per la Gentilezza, non siamo qui per puntare il dito. Non contro lo Stato, non contro gli agenti, non contro i detenuti. Siamo qui per proporre una riflessione che parta dal cuore della nostra visione: la gentilezza come strumento di giustizia, di dialogo e di umanizzazione, anche nei contesti più difficili.
 
Una violenza inaccettabile, ovunque accada
Lo stupro in carcere è un fatto gravissimo, che ferisce l’idea stessa di legalità e convivenza civile. Chiunque subisca un abuso, ovunque si trovi, ha diritto alla protezione e al rispetto. La protesta dei detenuti, per quanto esasperata, non va letta come un attacco allo Stato, ma come un segnale che qualcosa deve cambiare.
 
Riconoscere l’impegno di chi lavora nelle carceri
Spesso dimentichiamo che nelle carceri operano ogni giorno donne e uomini dello Stato con professionalità, dedizione e – molto spesso – in condizioni di grande stress. Gli agenti feriti in questa vicenda meritano sostegno e riconoscimento. La gentilezza è anche questo: non trasformare il dolore in rabbia, ma in solidarietà concreta e in rispetto per chi ogni giorno svolge un lavoro complesso e delicato.
 
Il sistema penitenziario ha bisogno di attenzione, non di accuse
Non si tratta di accusare lo Stato, ma di aiutarlo a fare meglio. Le carceri italiane sono spesso sovraccariche e sotto pressione. Migliorare le condizioni di vita e sicurezza nei penitenziari non è un favore ai detenuti: è un investimento sulla civiltà. Prevenire la violenza, offrire sostegno psicologico, creare ambienti più umani è il primo passo per una giustizia che non punisce soltanto, ma rieduca e reintegra.
 
Gentilezza è costruire ponti, non muri
Invitiamo le istituzioni, i cittadini, gli operatori del settore e i media a non leggere questo episodio come una frattura insanabile, ma come una richiesta urgente di attenzione. La gentilezza non si ferma ai confini della libertà fisica: ha senso anche dietro le sbarre, dove spesso basta poco per accendere una scintilla di umanità.
 
La nostra proposta è chiara: favoriamo un confronto costruttivo, basato sull’ascolto, sulla responsabilità condivisa e sulla fiducia reciproca. Solo così potremo costruire una giustizia più forte, più giusta, più gentile.