Il Dottore degli Alberi esiste: ‘Testimonianza di un vero cultore della natura’

Può essere che l’angoscia esistenziale cerca un colpevole, e l’albero che non può scappare, sia quello perfetto?
 
Colpevole di oscillare al vento, di fare cadere frutta e pigne, di sporcare con le foglie, di far gocciolare resina e linfa, di ospitare insetti, mettendo a rischio equilibri di sicurezza ed immagini di status già percepiti ai minimi termini?
 
Spesso, poi, il colpevole è l’albero del vicino, quindi, vai di Tribunale o mediazione. Ma basterebbe un pizzico di attenzione emotiva, per cogliere l’infelicità che c’è dietro quelle paure e quelle accuse; quanto bisogno di rivalsa ci sia; quanti complessi d’inferiorità ci siano riversati contro un albero. Tutte condizioni in cui l’angoscia blocca ogni possibile moto di GENTILEZZA.
 
Vediamo, spesso, alberi mutilati. Spesso c’è dietro un responsabile, anche proprietario che chiede all’operatore di tagliare “di più, di più, di più”, pensando con ciò di ridurre i rischi ed i costi futuri. Ma, col bisogno emotivo, profondo, di “vendetta”, di danneggiare un altro vivente, anche se a farlo, fisicamente è un potatore. Incitato a Roma, con urla tipo “taja, taja, taja”.
 
Senza capire, che l’appendiabiti che ne risulterà darà meno valore alla casa ed avrà ridotto, invece che aumentato, la sicurezza del contesto.
 
Collateralmente, è interessante notare come una condizione d’infelicità e di d’insoddisfazione, possa essere il fattore motivante a monte anche del comportamento opposto, di iper protezione degli alberi urbani. Per cui si abbracciano gli alberi, ci si lega con lucchetto.
 
Condizione in cui l’insieme di amministrazione, esperti, imprese, viene vista come orditrice di complotti, magari ai danni di pini già compromessi dalla cocciniglia. 
 
Anche qui, un dialogo “gentile”, visti i bisogni emotivi a monte, diventa molto, molto difficile.
 
Al prossimo incontro. 
 
Liberamente tratto da me dal ‘Dottore degli alberi’ che presto vi presenterò. 
 
 
Natalia