Nell’antichità da Seneca “Ovunque ci sia un essere umano, vi è possibilità di gentilezza” a Cicerone, per il quale non c’era dovere più indispensabile del “restituire una gentilezza”, da Esopo “Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato” all’imperatore e filosofo Marco Aurelio che affermava “La gentilezza è la delizia più grande dell’umanità”. Vissuto tra il 121 e il 180 d.C. viene ricordato dalla storiografia tradizionale come un sovrano illuminato. Nella sua filosofia esistenziale l’atto gentile non doveva, però, cercare fama o ricompensa alcuna né essere turbato da interessi personali, passioni e collera.
Il tema della gratuità della gentilezza è stato oggetto di attenzione anche durante la nostra 11th World Kindness Movement Assembly.
Per fortuna la necessità di sperare in un mondo migliore è sentita ogni giorno di più e a più livelli ci si adopera per promuovere il ritorno alla gentilezza ed ai sentimenti “nobili” che tradotti in azione diventano strumenti per riparare conflitti, per contrastare violenze e maltrattamenti, per umanizzare e rendere sostenibili rapporti e connettere i cittadini.
Avere ascoltato il Ministro della Giustizia definire: “La gentilezza quale prodotto di un sentimento profondo che nasce dalla cultura e dalla consapevolezza dei nostri limiti” e l’invito a guardare più a chi amministra le leggi piuttosto che alle leggi in sé ci
fa recuperare il senso stesso di una giustizia fondata sull’etica della gentilezza attraverso la quale interpretare l’attualità nel solco della sua più antica tradizione greco romana.

