logo MIG Movimento Italiano per la Gentilezza

Myriam Bigi e la gentilezza

E’ passato tristemente novembre, mese uggioso per tanti motivi. Unico squarcio di estate novembrina, la gentilezza. Il 13, infatti, è convenzione festeggiarne la “giornata mondiale”. E ogni anno è normale dediare a questo tema interviste radiofoniche o televisive, articoli su quotidiani e settimanali, premi e celebrazioni, per lo più meritevolmente curate dal Movimento Italiano per la Gentilezza.
Poi, passato il mese, tutto si spegne e resto solo una serie di quesiti: che cosa s’intende per gentilezza? A che serve? Perchè ce ne ricordiamo solo a novembre? Non è forse un modo un po’ peloso di metterci a posto con la coscienza per poi riprendere col solito frettoloso trantran? Oppure è quell’esercizio di superiorità che ci fa sentire affermati e di successo nella società? Oppure è il vecchio atteggiamento di pietismo cristiano pieno di aneddotica caritatevole?
Personalmente vorrei che la gentilezza fosse un abito da indossare utto l’anno specialmente nella bella stagione, quando la giornata è più lunga e puoi passeggiare alla luce e puoi fermarti a sorridere e puoi scambiare un gesto d’amicizia, alla pari, con vero piacere. Vorrei che non ci fosse neppure bisogno di tutto questa organizzazione di volontariato, per lasciare spazio alla spontaneità, alla vera gratuità, in un paese in cui lo stato sapesse sopperire alle necessità di ognuno, in proporzione ai suoi meriti e alle sue capacità. Vorrei che nel nostro mondo la gentilezza diventasse ricerca di bellezza, più che di bontà, aspirazione al meglio, più che pietosa acquiescenza al peggio.
Sarò un po’ visionaria, ma credo che per crescere si debba guardare in alto più che in basso, proprio come nel campo di girasoli, dove tutte le teste sono volte al bagliore del sole.

Myriam Bigi
Parma, 02/12/2017